Chiara
8 Ottobre 2025
Tempo di lettura: 4 minuti

Perché ci affascinano i “dietro le quinte”?

Ci affascinano i “dietro le quinte” perché mostrano ciò che di solito resta nascosto: il processo, l’impegno e l’umanità dietro ogni risultato. In un mondo saturo di perfezione, la trasparenza diventa la forma più autentica di comunicazione.
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C’è un formato che negli ultimi mesi sta conquistando i social: i video che mostrano il processo.
Dalla realizzazione di un oggetto artigianale al montaggio di una campagna pubblicitaria, dalla creazione di un logo al restauro di un mobile — tutto ciò che mostra il come si fa sembra catturare più attenzione del cosa si è fatto.

Ma perché ci piace così tanto vedere “il dietro le quinte”?
La risposta non è solo estetica. Vediamo insieme perché.

La curiosità come leva cognitiva

La mente umana è programmata per colmare i vuoti di conoscenza. Quando vediamo un prodotto finito, il cervello tende a chiedersi automaticamente: “Come ci sono arrivati?”
Mostrare il percorso — non solo il risultato — attiva un meccanismo di curiosità epistemica, cioè il desiderio di comprendere come funziona qualcosa.

👉 La psicologia cognitiva mostra che la curiosità è una delle leve più forti dell’apprendimento e dell’attenzione. Un contenuto che la stimola non intrattiene soltanto, ma coinvolge cognitivamente.

Il bisogno di autenticità

Viviamo in un’epoca di comunicazione patinata, dove tutto è filtrato, curato, perfetto. Il backstage spezza questa dinamica: mostra l’imperfezione, la realtà dietro l’immagine.

Il cervello umano riconosce e valorizza l’autenticità: vedere mani che lavorano, errori corretti, tentativi, dubbi o revisioni crea empatia.
In termini psicologici, il backstage riduce la distanza simbolica tra chi comunica e chi guarda: non è più “il brand” o “il professionista”, ma una persona reale che sta facendo qualcosa.

L’effetto “trasparenza” e la fiducia

La trasparenza è uno dei fattori principali nella costruzione della fiducia. Mostrare come si lavora, anziché solo il risultato, comunica implicitamente onestà: “Non ho nulla da nascondere”.

Nel marketing, questa dinamica viene chiamata trust through transparency.
Mostrare il processo diventa una forma di garanzia: il pubblico percepisce che dietro ogni prodotto o servizio c’è impegno, competenza e cura.

Le relazioni parasociali: sentirsi “parte del processo”

Quando un creator o un brand mostra il proprio lavoro passo dopo passo, il pubblico non si limita a guardare: partecipa mentalmente.
Questo meccanismo è alla base delle relazioni parasociali, ovvero quei legami unilaterali che si instaurano tra spettatori e personaggi pubblici.

Chi segue il processo si sente coinvolto, come se fosse parte del team. Commenta, consiglia, incoraggia. E più partecipa, più aumenta il senso di connessione e appartenenza.

L’apprendimento come gratificazione

Il cervello ricompensa la sensazione di apprendere qualcosa di nuovo con il rilascio di dopamina, il neurotrasmettitore legato alla motivazione.
Ecco perché i video “come si fa” sono intrinsecamente gratificanti: ci fanno sentire più competenti, anche quando non riprodurremo mai quel processo nella vita reale.

Ogni passaggio svelato — una tecnica di montaggio, una formula creativa, un trucco pratico — genera un piccolo piacere cognitivo.

Il valore narrativo del processo

Nel linguaggio del marketing si parla spesso di “storytelling”, ma il backstage ci ricorda una cosa: il processo è la storia.
Ogni fase — idea, errore, revisione, successo — segue la struttura di un racconto con tensione, svolta e risoluzione.
È per questo che un video di 30 secondi può avere più impatto emotivo di una campagna intera: non mostra solo cosa hai fatto, ma come ci sei arrivato, e questo crea identificazione.

L’equilibrio tra vulnerabilità e competenza

Mostrare il processo non significa perdere autorevolezza. Al contrario, è la capacità di esporre il lavoro senza maschere che rafforza la percezione di competenza.
La vulnerabilità (l’ammettere che qualcosa è in costruzione) unita alla padronanza (il saper gestire il processo) è uno dei mix più potenti nella comunicazione moderna.
È la differenza tra apparire perfetti e sembrare veri.

Come i brand possono sfruttare questo formato

Ecco alcune applicazioni pratiche:

  • Mostra le fasi: dal brainstorming alla realizzazione finale. Anche pochi secondi bastano per trasmettere dedizione.
  • Condividi difficoltà reali: le persone empatizzano più con ciò che richiede sforzo che con ciò che appare “facile”.
  • Valorizza il team: mostrare volti e mani umane costruisce connessione emotiva.
  • Crea serie narrative: trasforma il processo in episodi (“oggi progettiamo”, “domani testiamo”, “poi mostriamo il risultato”).
  • Chiudi il cerchio: alterna i video di processo al risultato finale, per dare senso di completamento.

Conclusione

Il successo dei video “dietro le quinte” non è una moda: è un sintomo di un cambiamento profondo nel modo in cui le persone vogliono comunicare e ricevere contenuti.
In un mondo saturo di immagini perfette, la verità del processo è diventata la nuova forma di bellezza.

Per chi lavora nella comunicazione, questo trend è una lezione preziosa: la fiducia e l’interesse non si conquistano mostrando solo ciò che si è raggiunto, ma anche come ci si è arrivati.
Perché è nel processo — imperfetto, umano e autentico — che nasce la connessione vera.

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